mercoledì 6 aprile 2016

Scrittura italiana e scritture americane


 
Pedro de la Robe, uno dei Mulatti di Esmeraldas
Lunedì a Madrid pioveva. Ieri il tempo si è schiarito e oggi il vento freddo smuove un’aria limpida. Arrivando alla Ciutad Universitaria, rifondata in età franchista “in conspectu Dei”, la neve sulla Sierra de Guadarrama splende al sole in lonntananza. E il convegno SILFI continua, con tantissimi interventi interessanti e stimolanti.
 
In particolare, mi colpiscono le molte iniziative sulla didattica della scrittura (a italiani e stranieri) a livello universitario. Sono venuto a parlare d’altro, ma alla fine mi sembra di ricascare sempre lì. E di sicuro esiste una comunità interessante e stimolante di persone che si occupano di questo argomento.
 
Oggi pomeriggio farò la mia seconda presentazione, dedicata ai materiali didattici del Consorzio ICoN. Ieri mattina, però, mi sono preso il tempo per andare a visitare il Museo de America, qui nella zona universitaria.
 
Il Museo non è enorme ma presenta la storia d’America in modo interessante: attraverso l’interazione con la Spagna e la civiltà spagnola. Alcuni dei manufatti esposti, come il tesoro, sono spettacolari.
 
La parte che mi interessava di più era però, naturalmente, quella della scrittura. Il Museo custodisce anche una delle testimonianze più importanti della scrittura maya, il codice di Madrid o codice Tro-Cortesiano. Purtroppo in mostra non c’è l’originale, ma solo un suo facsimile. Esposto aperto, su diversi metri di lunghezza, anche il facsimile aiuta comunque, molto più di una riproduzione in un libro, a farsi un’idea.
 
Io non conosco la lingua o la scrittura maya, tremendamente complicata. Però anche il suo aspetto esterno è interessante. Si è dubitato per secoli, fino alla sua decifrazione, che la scrittura maya fosse vera scrittura. A vederla a confronto a pochi passi di distanza con altri sistemi di segni come i tocapu o i quipos peruviani, la scrittura maya dà l’idea di scrittura, gli altri sistemi no. Sarà un’impressione ingannevole, ma non credo.
 

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