venerdì 14 marzo 2014

Barbieri, Breve storia della letteratura a fumetti

 
 
Barbieri, Breve storia della letteratura a fumetti
Ho ricevuto, graditissima, una copia della “Nuova edizione” della Breve storia della letteratura a fumetti di Daniele Barbieri (Roma, Carocci, 2104, pp. 199, ISBN 978-88-430-7113-5, € 16). È stata un’ottima occasione per rileggere quella che in pratica è l’unica storia completa del fumetto rivolta a un pubblico universitario italiano.
 
La prima edizione del libro era del 2009 e arrivava a 168 pagine; era inoltre priva di sedici pagine a colori non numerate che, nella nuova edizione, sono piazzate al centro del libro e aumentano il numero e la qualità degli esempi. Lo spazio supplementare è stato poi usato in parte per integrazioni nel corpo del testo e in parte per aggiornamenti nelle ultime pagine. Per esempio, l’edizione del 2009 si concludeva con Gipi, quella del 2014 arriva a citare Tuono Pettinato, Makkox e Zerocalcare, e la capacità di star dietro alle cose nuove è senz’altro uno dei meriti di questa proposizione.
 
Del resto oggi Daniele Barbieri è uno dei pochi italiani studiosi di fumetto collocabili senza dubbio in un’ipotetica classe A. Il suo libro è, coerentemente, una sintesi importante e un utile strumento di lavoro. Mi colpisce, però, la scelta che ne sta alla base: presentare la storia del fumetto moderno (a partire dalla fine dell’Ottocento, negli Stati Uniti) come una fittissima sequenza di nomi di autori. Autori che nella maggior parte dei casi sono descritti in una o due frasi, spesso all’interno di sequenze. Per esempio questo è, integralmente, il modo in cui si parla di Leo Ortolani in una sezione dedicata in buona parte ai fumetti autobiografici:
 
Leo Ortolani (n. 1967) raggiunge il successo pubblicando in proprio gli albetti di Rat-Man, una spassosissima parodia di Batman e dell’universo superomistico americano, contaminato dalla quotidianità e dalle idiosincrasie dei suoi lettori. In un certo senso, anche Ortolani appartiene all’ondata autobiografista perché il suo umorismo è basato sul contrasto tra le situazioni eroiche e quelle della vita di tutti i giorni, nella loro inevitabilità e risibilità (p. 180).
 
In questo contesto le osservazioni sullo stile, sugli aspetti editoriali, sul pubblico, sull’ideologia o su qualunque altro argomento rimangono solo rapidissimi accenni. Il grosso del testo è formato appunto da una fittissima selva di nomi. Mi chiedo anche, dal punto di vista pratico, come si potrebbe usare questo libro a supporto di un corso universitario sul fumetto, e quali domande si potrebbero fare in proposito in sede d’esame (“Quali sono gli autori principali del fumetto di avventura americano, diciamo, tra il 1927 e il 1938?”).
 
Interrogativi del genere sono però marginali per altri tipi di uso. E, devo dire, io mi sono divertito molto a leggere tutto: ripercorrendo i nomi e chiedendomi che cosa ho già letto e che cosa invece mi manca, e così via. Cercando di perdermi, insomma, in questa selva di autori e di possibilità di lettura.
 

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