giovedì 5 settembre 2013

Tsien, Paper and printing


Tsien Tsueh-Hsuin, Paper and printing
Finalmente, con le vacanze di agosto ho avuto la possibilità di finire di schedare Paper and printing di Tsien Tsuen-Hsuin, prima parte del quinto volume (“Chemistry and chemical technology”) dell’imponente opera curata per decenni da Joseph Needham, Science and civilisation in China. Il libro (Cambridge, UK, Cambridge University Press, “third printing, revised 1987”, pp. 485, ISBN 0 521 08690 6) è una miniera di informazioni. Risponde a quasi tutti le mie domande sulla storia della stampa in Cina, e aggiunge molto altro.
 
Sulla storia della stampa in sé dirò poco: ne ho accennato qualche mese fa, parlando per esempio del libro di Twitchett, e i tratti fondamentali sono già abbastanza noti. In Cina, specularmente a quanto è successo in Occidente, l’invenzione della carta è sembrata un punto di svolta della civiltà, mentre la stampa non ha ricevuto particolare attenzione. Eppure, sicuramente già prima dell’VIII secolo, usando matrici di legno i cinesi erano in grado di riprodurre fogli semplici in decine di migliaia di copie, e libri in tirature discrete. La storia è affascinante, e il libro fornisce una miniera di informazioni in questo settore – direi che, salvo sorprese, è l’opera di riferimento fondamentale per chiunque si interessi all’argomento. Inoltre, le riproduzioni di cui è corredata, seppure in uno spartano bianco e nero, sono una gioia per gli occhi.
 
Qui però mi interessa soprattutto trattare il discorso più generale, relativo al mio antico interesse sul rapporto tra tecnologia e pensiero. L’autore parte dichiarando, come molti suoi contemporanei, che “the printed message has brought about changes in the intellectual mode of the human mind” (p. 1). Lo stesso messaggio viene poi ripetuto, molto più in dettaglio, all’inizio della sezione j del libro, dedicate a descrivere il “Contribution of paper and printing to world civilization”. Tsien parla infatti della stampa come di riconosciuto “turning point” per il passaggio, in Europa, dal Medioevo alla modernità (p. 360). E il suo quadro d’assieme è completamente basato su Eisenstein, Febvre e Martin, Hirsch e McLuhan:
 
Printing (…) had profound effects upon European thought and society in the late 15th and early 16th century. It stimulated the spirit of the Renaissance and the Reformation (…). In short, almost everything in the progress of modern civilization can be linked in one way or another to the introduction and development of printing in the Western world (p. 367).
 
Eppure… dopo aver riportato questo bel quadretto, Tsien deve notare che nel caso cinese le cose sono andate ben diversamente, come il suo libro mostra in dettaglio. Certo, alcuni tratti sono comuni. Sia Oriente sia a Occidente
 
printing promoted culture, widened the scope of subjects that interested scholars, helped shift the bias from religious to classical learning, it popularized education, spread literacy, and enriched art and literature; though it did so to a different degree in each (p. 382).
 
Tuttavia si nota che
 
in the West printing also stimulated intellectual unrest and promoted the development of national languages and their use in literature; in China, on the contrary, it facilitated the continuity and universality of the written language and thus became an important vehicle for sustaining the cultural tradition. This is seen especially in the printing of the Confucian classics and similar material for the civil service examinations, and therefore acted as an important element in the relative stability of Chinese culture and society (pp. 382-283).
 
E questo non è sufficiente a mostrare il disaccoppiamento tra stampa e rivoluzioni del pensiero? In sostanza, il grande esperimento di “dare la stampa a una civiltà e vedere se questo provoca una rivoluzione nel pensiero” è stato condotto due volte. La prima, non è stato correlato a nessuna rivoluzione. La seconda, sì. Il che fa pensare che il rapporto sia più casuale che causale, e che sia il contesto culturale, più che l’introduzione di una specifica tecnologia, a provocare cambiamenti. Con qualche legame, certo, ma comunque in modo assolutamente non deterministico.
 

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