martedì 6 novembre 2012

La versione web del Dizionario biografico degli italiani

 
Sul web si trova decisamente poco, per quanto riguarda i normali strumenti impegnati da chi si occupa di ricerca umanistica collegata all’Italia. Una splendida eccezione è il Dizionario biografico degli italiani pubblicato da Treccani sul proprio sito.
 
Per chi non lo sapesse: il Dizionario biografico degli italiani, o più familiarmente DBI, in forma fisica è un’imponente serie di volumi ospitata dalle sale di consultazione delle principali biblioteche italiane. Il DBI è dedicato alle biografie degli italiani “che hanno contribuito alla storia artistica, politica, scientifica e culturale del paese a partire dalla caduta dell’impero romano d’occidente”, ma con livello elevatissimo sia per quanto riguarda la qualità sia per quanto riguarda la copertura: al momento, secondo il sito, sono state pubblicate 30.000 biografie (e i personaggi ancora viventi, saggiamente, non sono presi in considerazione)
 
Dico poi “al momento”, perché l’opera è ancora in corso. Fu concepita nel 1925, ma il primo volume fu pubblicato solo nel 1960, e da lì in poi il lavoro è andato avanti in rigoroso ordine alfabetico (più alcune integrazioni) e in modo sorprendentemente costante, nonostante periodi di difficoltà economica e di incertezza. L’ultimo volume che è sicuramente nelle biblioteche italiane è il numero 76, che arriva fino a Giovanni Maria Morlaiter, ma sul sito si trovano già in linea come minimo alcune voci del 77, fino a Giovanni Battista Natolini. La conclusione del lavoro, secondo la pagina di presentazione, è prevista per il 2020.
 
Una volta detto che il DBI è uno strumento fantastico e uno dei prodotti culturali più impressionanti della storia della Repubblica, vale però la pena, per altri fini, aggiungere qualche piccola osservazione sulla sua presentazione web. Innanzitutto, la pagina di presentazione del servizio non sembra aggiornata oltre il 2011: nella versione che ho visto oggi viene ancora presentato come ultimo volume il 75, uscito in effetti nel 2010. E soprattutto, la pagina non permette assolutamente di capire a prima vista che cosa c’è dietro. Cioè, non una cinquantina di voci messe assieme alla meglio, ma uno dei più ricchi e strutturati depositi di informazione del web italiano.
 
L’interfaccia poi, anche se snella e spesso funzionale, in alcuni punti riusa sistemi commerciali che non si adattano bene a un prodotto simile. Per esempio, l’elenco completo delle voci, che include sia quelle già pubblicate sia quelle previste o in lavorazione, è consultabile solo cliccando sulla lettera dell’alfabeto con cui il nome inizia. Il che va bene per la lettera Y, che riporta solo due voci: YAMBO, con rinvio a “Novelli, Enrico”, e YOUNG John Zachary, “zoologo 1907-1997”. Va meno bene invece per la lettera M: la prima pagina dei risultati arriva solo fino a Scipione Maffei. In fondo alla pagina compaiono poi i link alle 4 pagine successive. Cliccando sul più avanzato si arriva a pagina 5, e a questo punto in fondo alla pagina compaiono i link alle pagine 3, 4 (indietro) e 6 e 7 (avanti). Da lì in poi si può quindi avanzare con le pagine solo di due alla volta, e per di più a ogni spostamenti si riviene portati nella sezione alta della pagina, e per arrivare ai link di navigazione occorre scorrere verso il basso. Se si vuole quindi controllare un cognome tipo “Muzio”, “Muzzio” o “Musio”, avendo magari qualche incertezza sulla grafia, occorre fare la bellezza di 15 clic. Anche il semplice inserimento di un numero maggiore di link di navigazione potrebbe aumentare in modo sensibile l’usabilità di questa interfaccia.
 
Va poi detto che la presentazione web delle voci, anche di quelle recenti, riprende in modo un po’ passivo la presentazione a stampa e le necessità di risparmiare spazio (evitando ripetizioni, suddivisioni grafiche in sezioni e così via). Anche solo trovare la data di morte di un personaggio richiede quindi che si percorra tutta la voce relativa, che spesso si estende per diverse pagine a stampa. E soprattutto, la bibliografia viene presentata in una forma compatta decisamente difficile da decifrare: basterebbe mettere un a capo tra i singoli elementi per rendere il tutto molto più utilizzabile.
 
Infine, le voci più antiche sono state chiaramente acquisite tramite scanner. Il lavoro è stato portato avanti con un notevole livello di correttezza (infinitamente superiore a quello di Google Books, per esempio), ma rimangono abbastanza spesso righe come “per quanto era possibile in un tenipo in cui la geilogia non era nata” (dalla biografia di Ulisse Aldrovandi, proveniente dal secondo volume) o “la lenta reazione che dal Carducci in poi consunse al fuoco della ricerca storica i rrùti dell'età romantica, valse a riavvicinare la vita e l'opeta del Bembo” (dalla biografia di Pietro Bembo, meravigliosa sintesi firmata da Carlo Dionisotti e proveniente dall’ottavo volume).
 
Naturalmente tutto questo non toglie nulla al valore della versione web del lavoro: da ogni parte del mondo adesso è possibile consultare una delle principali opere di riferimento per ricerche sulla storia e sulla cultura italiana, e questo è senz’altro, per quanto giocato sottotono, uno dei massimi trionfi dell’editoria nazionale! È però importante notare quanto siano ancora oggi comuni, anche nel migliore dei prodotti, difetti che lascerebbero a bocca aperta se incontrati in una versione a stampa. L’editoria digitale ha insomma bisogno ancora di un po’ di tempo per sviluppare cultura, standard e professionalità che siano in tutto all’altezza di ciò che nei secoli è stato fatto per la carta. Nulla di strano: i prossimi decenni, anzi, saranno decisamente interessanti e stimolanti per chi lavora nel settore.
 

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