venerdì 2 novembre 2012

A lezione: ortografia, web e lingua cinese

 
Un momento della lezione
Due giorni fa ho fatto una lezione di tre ore agli studenti del corso di New media. L’argomento, in sostanza, consisteva nei tratti linguistici innovativi della comunicazione elettronica – che tutto sommato, almeno secondo i miei studi, nel caso dell’italiano sono pochi e superficiali (e presumibilmente lo stesso accade anche in molte altre lingue), ma al tempo stesso sono molto interessanti.
 
Naturalmente, per me sono state tre ore di puro divertimento. Il corso di New media è rivolto a un pubblico fantastico: studenti avanzati, di master o dottorato, che in buona parte hanno già una lunga esperienza nel settore, e molte cose interessanti da raccontare. Dopo un po’, per esempio, hanno iniziato a mostrare esempi di variazione ortografica in cinese e a cercare di tradurmeli. È un peccato che le mie conoscenze di scrittura cinese siano così scarse, e che aumentino, ahimè, con estrema lentezza!
 
Anche la bibliografia su questi argomenti, del resto, non è molto estesa. Nella fondamentale raccolta di studi The multilingual internet, a cura di Brenda Danet e Susan C. Herring (visibile in parte su Google Books e per intero su Oxford Scholarship Online, ma solo se si fa parte di un’istituzione che si è abbonata al servizio) ci sono due studi dedicati rispettivamente a Linguistic Features of Email and ICQ Instant Messaging in Hong Kong, di Carmen M. K. Lee, e a The Multilingual and Multiorthographic Taiwan-Based Internet, di Hsi-Yao Su. Però la raccolta è stata pubblicata nel 2007, e inoltre i lavori inclusi si basano spesso su ricerche molto anteriori. Nell’epoca post-Facebook (che è vietato a Cina, ma non a Hong Kong, e ha comunque i suoi equivalenti locali), e post-rivoluzioni basate su Twitter (descrizione che probabilmente è del tutto falsa, ma proprio per questo andrebbe sfatata), sarebbe interessante fare il punto e misurare ciò che è cambiato e ciòche è rimasto uguale, in un’ottica non solo linguistica.
 
Di sicuro, le preoccupazioni degli utenti qui sono molto diverse da quelle italiane: la censura su Internet è una minaccia quotidiana, e salta fuori quasi inevitabilmente in ogni discussione su questo argomento. In apparenza, sono anche comunissime le strategie per evitare problemi usando per esempio parole foneticamente simili al posto di parole “pericolose” che sarebbero immediatamente individuate e censurate – uno stratagemma che porterebbe poco lontano nel caso di lingue a scrittura alfabetica, ma che qui probabilmente è reso più praticabile dal sistema di scrittura a caratteri. E chiaramente, quando ci si comincia a preoccupare di queste cose si vede in modo diverso da quello italiano un’internet in cui i file siano collocati in modalità cloud su server centralizzati, oppure la possibilità che i programmi di scrittura esaminino in modo “intelligente” i testi scritti dai singoli individui...

Insomma, sia dal punto di vista linguistico sia da quello politico ci sarebbe molto da dire su tutta la faccenda, e uno studio sarebbe ampiamente giustificato.
 

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