venerdì 5 ottobre 2012

In treno con il Kindle

 
Birra, Kindle e verdurine nel deserto del Gobi: cose che danno soddisfazione
Le mie due settimane di viaggio sono state anche l’occasione per mettere alla prova il vecchio Kindle che ho in dotazione dalla Facoltà di Lettere e Filosofia (e che nel frattempo, chiuse in Italia le Facoltà, è rimasto orfano: dovrò trovare un modo per registrarlo con il nuovo Dipartimento cui afferisco). Per fortuna si tratta di un modello 3G, e come tale ha la connessione gratuita all’Amazon Store e a Wikipedia in lingua inglese da qualunque parte del mondo...
 
Beh, quasi qualunque parte. In realtà la connessione ha smesso di funzionare in Bielorussia, è ripresa in Russia, ma si è interrotta di nuovo più o meno all’altezza del lago Bajkal (nella regione dei buriati). In Mongolia non ha mai funzionato. Si è riattivata al confine con la Cina, e da lì in poi non ha più avuto problemi. Globale con qualche lacuna, insomma – ma, visti i costi del normale roaming internazionale, non ci si può lamentare!
 
In sostanza, quindi, con un Kindle 3G è possibile comprare e-book da Amazon da buona parte del pianeta esattamente come se ci si trovasse in Italia. Per me, si è rivelato un sistema meraviglioso per evitare di sovraccaricarmi di libri... tra Kindle e cavetto di ricarica, il peso e l’ingombro sono meno di quelli di un singolo tascabile. Considerato che mi portavo dietro la roba per tre mesi in climi caldi più un po’ di materiale di sopravvivenza per climi freddi, è stata un’ottima scelta.
 
Certo, durante il viaggio ho soprattutto tentato di studiare il cinese. Ho fatto conversazione con i miei compagni di viaggio. Ho guardato un sacco fuori dal finestrino. Ho cercato di lavorare a distanza. E però, anche così, di tempo per la lettura amena ne è rimasto molto. Avevo dietro due libri cartacei, arrivati in regalo per il viaggio e apprezzatissimi. Finiti quelli, sono riuscito a far fuori sul Kindle:
 
  • Ghost train to the eastern star di Paul Theroux: una serie di viaggi in treno attraverso l’Asia compiuti dall’autore nel 2006, più di trent’anni dopo la pubblicazione del suo famoso libro di viaggi The great railway bazaar Molto adatto alle circostanze – include ovviamente un viaggio con la Transiberiana, dipinta in modo un po’ più deprimente di come la Transmongolica è sembrata a me.   
  • Bêtes, hommes et dieux di Ferdynand Ossendowski: la traduzione francese (l’originale inglese non era disponibile su Amazon) di Beasts, men and gods, un resoconto che l’autore, antibolscevico, pubblicò in America dopo esser fuggito dalla Russia via Mongolia nel 1921. Il grosso del racconto si incentra sul tempo trascorso in Mongolia, ed è stato un’ottima occasione per valutare somiglianze e differenze con quel che vedevo... Tanto per dirne una, è stato sorprendente notare che già nel 1921 i mongoli avevano capito che, stretti tra Russia e Cina, l’unica loro speranza di indipendenza era appoggiarsi agli Stati Uniti: dal 1991 in poi hanno fatto effettivamente così.  
  • Una barca nel bosco di Paola Mastrocola: il viaggio di un ragazzo attraverso la scuola superiore italiana, con appendici sulla sua vita universitaria e post-laurea. Le opere “saggistiche” di Paola Mastrocola sono semplicemente odiose; la narrativa ha altre regole, per fortuna, e così il romanzo, anche se con alti e bassi, si fa leggere.  
  • Redshirts di John Scalzi: la storia di come i membri dell’equipaggio di un’astronave simil-Star Trek si accorgono che nelle missioni pericolose qualche sfortunato ci lascia sempre la pelle, mentre un gruppetto di ufficiali se la cava sempre senza danni... e si rendono così conto di essere in realtà le comparse, sacrificabili, di una serie televisiva. Il prologo è divertentissimo; il resto del romanzo è meno geniale, ma si fa comunque leggere.  
  • The rapture of the nerds di Cory Doctorow e Charles Stross: la vita di un tecnofobo che, in un mondo post-singolarità, si trova coinvolto in alcuni assurdi complotti e deve poi giustificare alle onnipotenti civiltà aliene il diritto della razza umana a sopravvivere. In effetti, sembra più Stross che Doctorow, ma questo secondo me non è un male! 
  • Infine, Solaris rising: the new Solaris book of Science fiction, a cura di Ian Whates: raccolta di racconti di fantascienza, in buona parte britannici, di livello non eccezionale ma con alcuni punti validi. Questo libro l’avevo già un po’ spiluccato anche prima della partenza, e devo dire che ho trovato un po’ deprimente vedere come molti dei racconti inclusi avrebbero potuto benissimo essere stampati nel 1975, o giù di lì.
 Altra cosa notevole è che tutto questo assieme di letture, assieme a diverse consultazioni di guide turistiche (molto problematiche! Ma di questo forse parlerò a parte...) e di Wikipedia, l’ho fatto con due o tre ricariche in totale. Avessi cercato di fare lo stesso sull’iPhone, avrei dovuto passare metà tempo collegato alla presa di corrente. Apparentemente, per un viaggio come il mio, né la carta né altri apparecchi elettronici possono offrire un’esperienza migliore rispetto a quella dei Kindle.
 

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