domenica 31 ottobre 2010

Tesi e tempi di lettura

Oggi c'è la tendenza a considerare le prove finali della laurea triennale come "poco significative". Beh, certo non sono le vecchie tesi di laurea quadriennali, che a Lettere spesso significavano un minimo di duecento pagine di testo e un annetto di lavoro: a Informatica umanistica a Pisa è previsto che l'"elaborato di laurea" sia lungo trenta-trentacinque pagine, e che lavoro e stesura non portino via più di due mesi.

Nella mia esperienza, però, anche dagli elaborati di laurea possono venir fuori molte cose interessanti. Trenta pagine sono l'equivalente di un articolo di discrete dimensioni, o di un capitolo di libro; se le tesi poi sono molte, gli argomenti possono essere integrati e il lavoro reso più complesso.

Nella pratica, molte delle tesi che ho assegnato in questi anni, in aggiunta al loro valore didattico, si sono rivelate interessantissime anche a livello di contenuti. Una buona parte dei dati nuovi inclusi nel mio prossimo libro sull'italiano del web deriva da questi lavori (oltre che da quelli prodotti dagli studenti dei corsi, e dalle mie ricerche individuali). Adesso invece è arrivato il turno delle indagini sui tempi di lettura, e i primi risultati sono molto interessanti.

Quali sono i termini della questione? In realtà, il punto di partenza sono le mie esperienze di lettore. Da un paio d'anni ho cominciato a leggere testi lunghi su iPhone. Decenni di studi di usabilità dicono che la lettura su schermo è più lenta di quella su carta; su iPhone, però, la differenza mi pareva tanto ridotta che mi è sembrato opportuno fare delle verifiche. Le più importanti misurazioni dei tempi di lettura risalgono infatti agli anni Ottanta, quando la tecnologia degli schermi era quella che era, e i fosfori verdi erano un vertice di usabilità. I progressi recenti, in fatto di schermi, sono notevolissimi... ma ben pochi ricercatori, apparentemente, hanno sentito il bisogno di controllare se le nuove tecnologie hanno qualche effetto sui tempi di lettura. Né finora erano state fatte prove con testi in italiano.

Adesso stanno arrivando i primi risultati delle ricerche che seguo, e le impressioni sembrano confermate: sullo schermo di un moderno notebook, o di un iPad, i lettori procedono quasi con la stessa velocità con cui procedono sulla carta stampata. Rispetto ai rallentamenti del 20-25% segnati finora, siamo al 3%. È troppo presto per considerare definitivi dei risultati del genere - ma le tesi procedono, e può darsi che presto diventi necessario cambiare in diversi punti i manuali di scrittura!

venerdì 22 ottobre 2010

Noir de noir


Ho appena ricevuto Noir de noir. Un'indagine pluridisciplinare, pubblicato da Peter Lang (Bruxelles, etc., 2010) a cura di Dieter Vermandere, Monica Jansen e Inge Lanslots. Il volume contiene i contributi presentati al convegno di Anversa del 2006, e all'interno ci sono due articoli miei:

  • La Versilia di Giampaolo Simi. Ricostruzione del parlato, lessico locale e rielaborazioni editoriali, pp. 217-224
  • con Fabio Gadducci, L'emersione del noir. Spunti dalla produzione di una casa editrice bolognese, pp. 239-245.
ISBN: 978-90-5201-630-6

Peccato però che il testo non sia disponibile in formato elettronico: ormai mi sono abituato a linkare e distribuire i contenuti in questo modo. Anzi, direi che per gli articoli scientifici ho passato da un po' il confine tra il momento in cui la sorpresa è data dalla presenza del testo elettronico e quello in cui la sorpresa è data invece dalla sua assenza.

martedì 19 ottobre 2010

Forza sette?


Da ieri a oggi ho fatto un po' di ordine negli appunti e ho ritirato fuori alcuni appunti che si erano accumulati.

Primo fra tutti, per cominciare con lo spirito giusto, un servizio pubblicato su Wired a fine settembre. Il servizio si intitola 7 Essential Skills You Didn't Learn in College e, con la tipica retorica di Wired, vorrebbe presentare un curriculum universitario

che colma le lacune della vostra educazione da ventesimo secolo con gli attrezzi di cui avete bisogno adesso. Chiamiamole "arti neoliberali": istruzione superiore per umani altamente evoluti.

Dal mio punto di vista, è un curriculum molto lusinghiero. Di queste sette "arti neoliberali" per esseri superiori, ben due sono già coperte dai miei corsi: Writing for New Forms (cioè, "autoespressione in 140 caratteri") era parte del Laboratorio di scrittura degli ultimi anni, mentre la Remix Culture ("campionature, remix e mescolanze") era al centro del corso sul Linguaggio del web che ho tenuto nella primavera del 2010.

Dov'è l'inghippo, quindi? Semplicemente, nel fatto che argomenti di questo genere non sono, in realtà, centrali per un'educazione. La scrittura per "i nuovi generi" ha senso se inserita all'interno di una trattazione più generale della scrittura. Altrimenti, imparare i trucchetti per scrivere su Twitter non richiede più di un paio d'ore (e non porta molto lontano). Allo stesso modo, il remix è un argomento interessante, ma entro certi limiti. Si vive, si studia e si lavora benissimo anche con quel poco di pratica di "remix" che si può assorbire dall'ambiente, senza bisogno di una formazione dedicata.

Naturalmente, pochi prendono sul serio la retorica di Wired. Però, se si volesse farlo, sarebbe interessante notare che anche le altre cinque "arti" proposte non sono poi così rilevanti. O meglio, solo una, la prima, "Alfabetizzazione statistica", lo è senz'altro - e dovrebbe come tale essere inserita in tutti i programmi di scuola superiore, a differenza di aree della matematica (per esempio, che so, la trigonometria) che hanno un buon valore formativo ma di cui ben pochi hanno bisogno nella vita di tutti i giorni. La statistica sì: a occhio, dopo le quattro operazioni e la capacità di lavorare con i numeri frazionari, è il ramo della matematica più immediatamente applicabile per, beh, per tutti, letterati compresi.

E le altre materie? Non ho le competenze per parlarne nel dettaglio, ma direi che sono probabilmente, più che materie, scelte di vita, oppure, all'estremo opposto della scala, aree ristrette su cui specializzarsi. Magari, quando si è già terminato un buon corso che metta in grado di contestualizzare per benino anche temi periferici.

lunedì 18 ottobre 2010

Consegnato!

Stasera ho finalmente spedito all'editore il mio libro sull'italiano del web. Certo, non è un lavoro finito al cento per cento, perché manca ancora l'introduzione, e la bibliografia va sistemata... ma insomma, è andata! Se va tutto bene, il libro sarà fuori per la primavera.
Creative Commons License
Blog di Mirko Tavosanis by http://linguaggiodelweb.blogspot.com is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia License.