mercoledì 24 febbraio 2010

Descrivere le facce è difficile


Lunedì ho finalmente cominciato il Laboratorio di Italiano scritto per il I anno di Informatica umanistica. Speravo che fosse un corso di dimensioni seminariali, come quello dell'ultimo anno accademico, invece, a sorpresa, c'erano più di cento studenti. I casi della vita... ma spero di riuscire a fare comunque un buon lavoro.

Comunque ho iniziato con una prova pratica: far uscire due volontari dall'aula, e chiedere a un altro volontario di descrivere per iscritto la faccia di uno (una, nello specifico) degli altri presenti. Ai due volontari usciti dalla stanza è poi toccato cercare di identificare la persona descritta, basandosi solo sul testo.

Ovviamente, non ci sono riusciti: anche in presenza di persone capaci e impegnate, anche con una descrizione ben realizzata, le parole semplicemente non sono sufficienti a permettere di identificare un volto in mezzo ad altri simili. Basta che non ci siano tratti identificativi troppo vistosi ("cicatrice che attraversa la fronte diagonalmente..."), o somiglianze spiccate con personaggi famosi. Anche la controprova è riuscita: basta mostrare una fotografia dello stesso soggetto e, voilà, l'identificazione viene fatta immediatamente.

Qual era l'obiettivo? Mostrare che il nostro linguaggio ha dei grossi limiti anche in casi in cui non si tratta di descrivere visioni mistiche o di evocare stati d'animo. Anche molte attività della vita quotidiana sono difficilissime da descrivere a parole, e non è un caso se sui documenti che servono a identificarci compare una foto, e non un'articolata descrizione.

Il meccanismo di base non l'ho certo scoperto io: che le facce siano scarsamente descrivibili lo ricorda, credo, Pinker in uno dei suoi libri (anche se mi sono appena accorto di aver passato tutti gli ultimi a ex laureandi, ormai laureati , e quindi è difficile controllare). Però non penso che nessuno abbia mai usato questo giochino per spiegare i limiti della scrittura professionale. Chissà se avrà funzionato...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Più che "Descrivere le facce è difficile" direi quasi che riconoscerle attraverso una descrizione è impossibile..Ma forse basterebbe una descrizione fatta meglio, particolareggiata..Invece di una cicatrice sarebbero potute essere utili delle lentiggini! E forse la distanza tra uno studente e l'altro era troppa, o forse bisognava raggruppare campioni di studenti e scartarli ogni 10 di loro.. Ma non ne siamo capaci. Perché una descrizione rimane soggettiva, e magari ognuno si basa su osservazioni oggettive per interpretare e riconoscere qualcosa o qualcuno.
E poi, siamo uomini, fondamentalmente, pigri, ci aiutiamo con "comodità" coadiuvanti, grazie alle quali ci rendiamo la vita più facile. Manca un metodo..forse!

Mirko Tavosanis ha detto...

Vero: sono tutti fattori rilevanti. Però rimane il fatto che è molto, molto difficile descrivere a parole i lineamenti di una persona - a meno che non ci siano appunto dei segni caratterizzanti ben descrivibili (cicatrici, nei, lentiggini...). Mentre è molto facile riconoscere e distinguere le persone, anche in assenza di questi segni. Il cervello non ha problemi a individuare tratti caratterizzanti - ma il linguaggio non riesce a descriverli. E questo è in buona parte indipendente dalle capacità della persona che prova a descrivere.

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