sabato 18 aprile 2009

Ma si può misurare la complessità linguistica?

 
 
La raccolta Language complexity as an evolving variable ha, dal punto di vista della presentazione, il limite (ovvio) di non essere un lavoro organico. I contributi degli autori sono armonizzati solo fino a un certo punto e quindi ci sono molte ripetizioni e molti interrogativi rimasti in sospeso.
 
Il più importante è il nodo della valutazione della complessità. Come si fa a dire se una lingua è più o meno complessa di un'altra? In astratto, il modo corretto consiste nell'avere un indicatore oggettivo e unico che descriva il grado di complessità di una lingua tenendo in considerazione tutti i suoi livelli (grammatica, sintassi, lessico...). In diversi contributi inclusi nel libro si lanciano accenni in questa direzione, per fare poi approfondimenti su singoli aspetti.
 
È quindi un po' sorprendente che il contributo più significativo in questa direzione sia il penultimo saggio incluso nel libro: "Overall complexity": a wild goose chase? di Guy Deutscher. Nove paginette (243-251) che però presentano il punto chiave. La grammatica moderna ha capito che la distinzione tra grammatica e lessico è molto più sfumata di quel che sembra a prima vista (ne parlavo qualche mese fa in un post su Jackendoff). E a questo punto, nota Deutscher, la complessità di una lingua "will crucially depend on the size of the lexicon, and it will vary enormously between individuals" (p. 248).
 
Questo mette in pratica la parola fine a una valutazione oggettiva e seria delle "lingue". Quelli che si possono misurare sono solo casi particolari: per esempio lingue molto simili tra di loro, differenziate da tratti ben definiti. In questa raccolta viene in effetti descritta almeno una situazione del genere, con un intervento di Östen Dahl sulle diversità tra lo svedese e la lingua parlata a Älvdalen in Svezia. Con la conclusione che l'ipotesi ALEC (All Languages are Equally Complex) può considerarsi falsificata.
 
Deutscher vuole comunque andare oltre la falsificazione di ALEC e insiste sull'impossibilità di avere una misura unica, e quindi di poter confrontare davvero le lingue nel loro assieme. Finiti di leggere i diversi contributi, sospetto che abbia ragione.
 

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