venerdì 6 marzo 2009

Confusione su schermo

Sarà un caso? Negli ultimi giorni ho visto diverse riflessioni a proposito del problema della qualità di lettura su schermo, indicata come un non-problema o come un problema relativo a livelli diversi da quelli cui normalmente si pensa.

Il punto di partenza è stato un lungo articolo di John Siracusa su Ars Technica: The once and future e-book: on reading in the digital age. Siracusa dice:

People are clearly willing to read text off screens. Plain, old, often awful screens with tiny, ugly text and large pixels. Vast amounts of text, read over extended periods of time. Up to 40 hours a week at work alone, in the case of most office workers who sit in front of a computer all day. (...) The optical superiority of paper is still very real, but also irrelevant. The minimum quality threshold for extended reading was passed a long, long time ago. (...) I'm not going to tell you that you really do want to read a novel off a screen. I am going to tell you that your reluctance to do so has absolutely nothing to do with the state of screen technology, despite your fervent protestations to the contrary.

Possibile; di sicuro le ricerche su questo settore ci dicono: a. che la gente non legge testi lunghi su schermo; b. che la lettura su schermo è ancora più lenta di quella su carta. Certo, non è facile dimostrare che a. sia davvero causato da b., ma questa, oltre a essere la base per tutti gli addetti ai lavori (me compreso), sembra una supposizione verosimile. L'argomento per cui "stiamo tutti almeno 40 ore a settimana davanti a un computer, quindi è possibile leggere testi al computer" funziona fino a un certo punto: quello che facciamo davanti a un computer di solito è skimming / scanning, e quando abbiamo bisogno di leggere qualcosa di lungo... lo stampiamo.

A margine: Siracusa parla anche del problema per cui un testo elettronico non viene visto come un libro "vero". Il discorso è complementare a quello di Morrone e Savioli di cui ho già parlato: in Italia i lettori di alcuni oggetti-libro, tipo le guide turistiche, non si considerano "lettori" perché la modalità di fruizione è completamente diversa rispetto a quella di un romanzo. Oh, beh. Dobbiamo rassegnarci. Alcune attività di lettura non sono viste come "lettura vera".

In ogni caso, il messaggio di Siracusa è: la gente può già oggi leggere su schermo, basta trovare la formula giusta per raggiungerli, come ha fatto la musica digitale. L'interfaccia ormai non è un problema. Bene, ci crederò quando lo vedrò. Oggi le reti peer-to-peer sono piene di libri "piratati"; ma quante persone leggono libri in questo modo - e quanti studenti "piratano" libri di testo in questo modo? Verosimilmente, percentuali microscopiche, confrontate p. es. con l'ubiquità della musica digitale.

Comunque, il 20 febbraio Cory Doctorow ha pubblicato su Internet Evolution un altro lungo articolo, Media-Morphosis: How the Internet Will Devour, Transform, or Destroy Your Favorite Medium. A pagina 5 parla di "libri" e, evidentemente riprendendo qualcosa dell'articolo di Siracusa (l'aveva citato su BoingBoing), dice:

On the other hand, for many kinds of books -- long-form narratives, for instance -- reading off a screen is a poor substitute for a cheap and easy-to-buy codex. Not because screen quality is insufficient (if it were, we wouldn't all spend every hour that God sends sitting in front of our computers), but because computers are damned distracting.

Entra in gioco il concetto della "distrazione". Ne aveva parlato Joe Clarke nel settembre 2008 in un altro articolo interessante: Unreadable. Ecco i punti chiave:

It is just barely practicable to read a long document on screen if the document is pretty much the only thing on that screen. How often do you see a page like that? Almost never.
A typical commercial site has a ‘content well’ of some sort, but also multiple toolbars; headers and footers; sidebar content; and a search box.

... eccetera. Adesso ho trovato programmi e bookmarklet che si pongono l'obiettivo di fare proprio questo: eliminare le distrazioni, riducendo i testi sul web a formati facilmente leggibili. Il che significa, innanzitutto, togliere il contesto. Menu, pubblicità, barre laterali e così via.

Basement.org propone il bookmarklet Readability. Basta trascinare un link nella colonna dei bookmark e cliccarlo quando si vuole "semplificare" una pagina. Funziona (anche se non sempre)... e mi chiedo come faccia, visto che ridurre i siti web al boilerplate è da tempo un problema della linguistica dei corpora, al punto da produrre iniziative come Cleaneval.

Readability potrebbe poi essere usato in sequenza con Instapaper. E i testi ripuliti potrebbero poi essere piazzati... beh, su un iPhone, immagino!

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