giovedì 17 gennaio 2008

Fosco Maraini e la scrittura

Sto leggendo adesso il Meridiano Mondadori dedicato a Fosco Maraini, Pellegrino in Asia. Me lo sono comprato come regalo di Natale, ma penso che mi durerà ancora per un po'...

Una nota interessante: in questa edizione non sono affatto riprodotte le illustrazioni che accompagnavano e integravano i due libri che formano il grosso del testo: Segreto Tibet e Ore giapponesi. Ma devo dire che la mancanza, curiosamente, non mi pesa affatto. Anzi, ho scorso in libreria le edizioni attuali dei due libri (costosissime, pubblicate dal Corbaccio) e non ne sono rimasto entusiasta. Mi chiedo come mai - in una situazione in cui perfino il curatore del Meridiano, Franco Marcoaldi, esalta per pagine intere l'integrazione tra testo e immagini nel lavoro di Maraini. In realtà il racconto si regge benissimo da solo anche se, se ho ben visto, l'unica immagine è una riproduzione isolata di ideogramma (chissà come mai) a p. 1033.

Per il resto, mi interessano molto le osservazioni di Maraini sulla scrittura, e in particolare sul motivo per cui appunto gli ideogrammi (lui li chiama così, anche se conosce la definizione di logogrammi) continuano a essere usati in Cina e Giappone. La sua analisi è perfettamente in accordo con quelle sofisticate di Harris e altri: gli ideogrammi non sono affatto una forma "inferiore" di scrittura. Sono uno strumento che funziona perfettamente: adatto a una lingua con molti omofoni come il cinese, con i suoi 59 diversi significati della parola shi, e più veloce in lettura rispetto al sistema alfabetico. Queste osservazioni sono però concentrate in un saggio piuttosto tardo, Gli ideogrammi. Nel resto del libro ogni tanto compaiono opinioni diverse, e a volte meno condivisibili.

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